8 cose che non sai sulla colazione e il cibo dei filosofi
Da quella frugale di Pitagora, a quella mattiniera di Kant ecco quello che non sai sulle colazioni dei più grandi maestri del pensiero
Se è vero che siamo quello che mangiamo, come affermava il filosofo tedesco Feuerbach, di cosa si nutrivano i grandi pensatori del passato? Cosa alimentava – letteralmente – il loro pensiero? Cosa mangiavano a colazione? In occasione del World Philosophy Day siamo andati alla ricerca delle abitudini mattutine più curiose che riguardano i pensatori di tutti i tempi. Ecco cosa abbiamo scoperto!
English breakfast? Non per Pitagora – Sembra che i Pitagorici e il suo fondatore siano stati fra i primi vegetariani della storia: si astenevano dal consumo di carne nella convinzione che le anime potessero reincarnarsi in altre forme viventi. Nella dieta di Pitagora erano, infatti, previste verdure cotte e crude, sale, pane, acqua pura, vietando assolutamente il consumo del pesce fragolino, del melanuro, della matrice, della triglia e delle fave. Tra le curiosità si scopre che Pitagora inseguito dai suoi nemici, si fece catturare anziché mettersi in salvo correndo per un campo di fave. Passione per le fave a parte, siamo sicuri che Pitagora, sostenitore della frugalità, non avrebbe disdegnato una buona colazione dolce mediterranea a base di biscotti e cereali.
Seneca e la colazione semplice e genuina – Anche per l’autore del De tranquillitate animi i pasti sono semplici, poco elaborati e genuini: “Mi piace il cibo che non debbano elaborare e sorvegliare stuoli di servi, non ordinato molti giorni prima né servito dalle mani di molti, ma facile a reperirsi e semplice, un cibo che non ha nulla di ricercato o di prezioso, che non verrà a mancare da nessuna parte si vada, non oneroso per il patrimonio né per il corpo, tale da non uscire poi per la stessa via dalla quale è entrato”. Per lui sicuramente una colazione in linea con la tradizione dello jentaculum, la colazione nell’antica Roma, a base di pane, latte e qualche avanzo della sera prima.
Niente colazione a tavola, Platone preferiva stuzzicare – A questo mondo preferiva decisamente quello eterno e immutabile delle Idee, ma non era certo insensibile al mangiar bene: si scopre che amava olive e fichi secchi che stuzzicava anche all’Accademia, fra una lezione e l’altra e, nella Lettera settima, se la prende con i Siracusani, accusandoli di mangiare ben tre volte al giorno! Caro Platone questa volta tocca a noi dire cose sagge: è consigliabile consumare 5 pasti al giorno (non dimentichiamo gli spuntini di metà giornata) e la colazione riveste un ruolo fondamentale, saltarla non giova al benessere psico-fisico né tantomeno al lavoro intellettivo, come ci ricordano i nutrizionisti.
Colazione ‘comoda’ per Carneade -Di quel Carneade su cui s’interrogava il don Abbondio manzoniano, che fu uno scettico in seno alla scuola platonica, non conosciamo i gusti alimentari, ma sappiamo che era solito farsi imboccare da una schiava, perché, tutto assorbito dai suoi pensieri, dimenticava persino di portare il cucchiaio alla bocca!
Colazione tutto il giorno con i fiocchi d’avena per Wittgenstein – L’autore del “Tractatus logico-philosophicus”, ascetico in fatto di cibo, si nutriva quasi esclusivamente di fiocchi d’avena alternati a dei cracker che interrompevano i suoi frequenti digiuni. Condividiamo la passione per i cereali a colazione ma forse qui stiamo un po’ esagerando…non trovate?
Sveglia presto per Immanuel Kant – Più noto per la sua Critica della Ragion Pura che per le sue abitudini alimentari non è tuttavia passata inosservata la sua scrupolosità in campo alimentare. Sembra che il filosofo tedesco fosse una buona forchetta, amante della cucina semplice e dei tempi lunghi a tavola: non amava alzarsi subito dopo il pasto. La sua giornata iniziava intorno alle 5 del mattino con la colazione in cui non mancavano mai un paio di tazze di tè.
La camicia da notte di Hegel – La colazione? In camicia da notte e berretto nero. Nella quotidianità del filosofo fondatore dell’Idealismo non mancano le stranezze: non si separava mai, né a colazione né in nessun altro momento della giornata, dell’abbigliamento notturno che di solito indossava tutto il giorno sopra i vestiti.
Nietzsche e l’ossessione per la frutta – Chi ama la colazione sa bene che insieme al mix di carboidrati e proteine non bisogna mai dimenticare di associare un frutto o una colorata macedonia. Ma capitava spesso che il filosofo del Superuomo esagerasse un po’ con le quantità: si racconta che in un giorno solo se ne sia mangiato quasi 3 chili. Biscotti e latte fra i suoi cibi preferiti ma anche e soprattutto salsicce che si faceva regolarmente inviare per posta dalla madre e che appendeva delicatamente e con cura, tramite una cordicella, alla parete.
Fonti: filosofico.net; giornalediconfine.net; curiosone.tv; storienogastronomiche.it