| Autore | Categoria scene da una colazione

Quando nasce la colazione italiana? Un salto negli anni ’50

Dal pane raffermo alla zuppa di latte, ai primi biscotti

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Colazione italiana – Socialità, condivisione di emozioni e tante tante “coccole”. E ancora gusto, leggerezza e sana alimentazione. La colazione di oggi degli italiani è molto lontana, fortunatamente, dallo stereotipo dell’italianissimo “un caffè e via” che per anni ha dominato nelle nostre case. Partendo da questo scenario, l’Osservatorio AIDEPI-DOXA “Io Comincio bene” – nato per studiare l’evoluzione del primo pasto della giornata sia attraverso ricerche di mercato che grazie al contributo di esperti – ha ricostruito in collaborazione con il Prof. Marino Niola dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli la microstoria degli italiani a colazione negli ultimi 70 anni, svelando aneddoti e curiosità su questo pasto…e le “piccole rivoluzioni” che in campo alimentare hanno cambiato le abitudini dei nostri connazionali contribuendo a migliorarne la qualità della vita. Oggi il nostro viaggio nel tempo della colazione ci porta…negli anni ‘50 della colazione italiana!

Quando nasce la prima colazione in Italia? Una svolta storica è stata la prima guerra mondiale durante la quale la vita militare ha omologato le abitudini. Ai soldati venivano distribuiti latte, caffè e gallette e cioccolato, ingredienti che sopravviveranno al conflitto, prima che la colazione viri decisamente verso il dolce. In generale nell’Italia contadina degli anni ‘50 si parlava semplicemente di “latte” o “zuppa di latte”, ben lontani quindi dall’immaginario odierno della prima colazione. Oltretutto si faceva colazione a metà mattina, dopo ore di lavoro e dopo, “zero carbonella” fino a sera. E mentre nei cinema di tutta Italia trionfava “Poveri ma belli” e in tv spopolava “Lascia o raddoppia”.

La tradizione contadina –  il menu tipico della colazione di allora era composto da: pane raffermo, un residuo di polenta, un tocchetto di aringa, una fettina di salame, un pezzetto di formaggio, quel che restava della zuppa o della pastasciutta. Solo i più fortunati mangiavano quei biscotti dalla forma giurassica, quasi del tutto privi di burro e zucchero e comunque parecchio distanti dai nostri fragranti frollini. In realtà per gran parte della popolazione parlare di prima colazione sarebbe stato quanto meno fuori luogo visto che per esserci un prima deve esserci anche un poi. Mentre loro a tavola erano rassegnati all’una tantum…

“Nella pseudo colazione degli anni 50’ l’apporto in genere di nutrienti era piuttosto sbilanciato verso un eccesso di grassi oltre che di carboidrati – era molto diffuso il consumo di formaggio e salame – ma l’elevato dispendio energetico dell’epoca non dava ricadute sulla salute, afferma la biologa nutrizionista D.ssa Valeria del Balzo dell’Università La Sapienza di Roma. “Certamente oggi la sedentarietà ci impone un pasto più bilanciato e la scienza ci suggerisce di utilizzare alimenti dolci per apportare l’energia, soprattutto al cervello, per iniziare la giornata. Il cervello infatti si nutre di zucchero.”

E come siamo arrivati al caldo e dolce rito della colazione che accompagna il nostro risveglio quotidiano? Continuate a seguirci nel nostro viaggio nella colazione italiana….

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